Lampi sulla storia by Paolo Mieli

Lampi sulla storia by Paolo Mieli

autore:Paolo Mieli [Mieli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858694817
editore: Rizzoli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Elena Orsini, lo scandalo della badessa

Abbiamo già visto come la letteratura sia in grado di restituire rappresentazioni semplificate o distorte di fatti e personaggi storici. Nel 1839 Stendhal pubblicò La badessa di Castro sulla «Revue des Deux Mondes» presentandola, con un artificio tipico del romanzo storico ottocentesco, come una traduzione «da due voluminosi manoscritti, uno romano e l’altro fiorentino». Raccontava una storia del Cinquecento, quella di Elena di Campireali che aveva amato Giulio Branciforte, figlio di un brigante protetto dalla famiglia Colonna: la Campireali, credendo che Giulio fosse morto, si era rinchiusa nel convento della visitazione di Castro, dove era diventata badessa e ben presto l’amante di un monsignore, Francesco Cittadini, «il più bell’uomo della corte pontificia». Cittadini l’aveva messa incinta, ne era nato uno scandalo per il quale i due erano stati processati e condannati. Elena era stata rinchiusa nel convento romano di Santa Marta. Lì aveva appreso che Branciforte non era morto come le aveva fatto credere la famiglia. Cosa era accaduto? Il figlio del brigante aveva dato credito a voci che davano la bella Elena per sposata con un altro uomo, e, per dimenticarla, era andato a combattere in Messico. Saputo di questo inganno che le aveva cambiato la vita, la Campireali si era uccisa.

Il racconto di Stendhal ebbe grande successo e qualche critico, in seguito, lo considerò addirittura una prova generale di La certosa di Parma. Ma come era nato? Lo scrittore, durante un suo soggiorno a Roma (nel 1833), aveva realmente potuto consultare alcune carte – messegli a disposizione da Teresa Caetani, duchessa di Sermoneta – relative a un processo della seconda metà del Cinquecento contro una badessa e un vescovo, trascinati in giudizio per il loro amore proibito. Quegli stessi documenti erano stati mostrati nel 1832, stavolta dai principi Torlonia, a Walter Scott ma la salute cagionevole del romanziere scozzese aveva reso impossibile che fosse lui ad utilizzarle. Dopodiché, nel 1859, si era tenuta a Londra una grande asta da Sotheby & Wilkinson nella quale era stata messa in vendita la collezione di manoscritti del patriota italiano (vissuto a lungo in Francia) Guglielmo Libri ed era venuto «alla luce» un codice di duecentocinquantatré fogli intitolato Inquisitionis Processus contra Elenam Orsini Abbatissam de Castro, pro fornicatione cum Episcopo Castrensi relativo all’autentico processo che, tra il 1573 e il 1574, aveva trattato questo caso scabroso.

Lisa Roscioni ha ricostruito le complesse vicende in uno straordinario volume, La badessa di Castro. Storia di uno scandalo. La Roscioni è colpita dalla circostanza che il processo non era stato intentato dall’Inquisizione come scritto nel frontespizio del codice messo in vendita a Londra nel 1859, bensì al tribunale dell’auditor camerae. Perché allora era stata tirata in ballo l’Inquisizione? Perché essa era «funzionale a quella visione moderata ma anticlericale» di coloro che avevano avuto a che fare con la documentazione battuta all’asta a Londra: Antonio Panizzi, il già citato Guglielmo Libri e Prosper Mérimée. Ai loro occhi quel processo alla badessa rappresentava «la vivida testimonianza dell’altra faccia della Renaissance» e rivelava «quel



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